Il giorno martedì 7 maggio alle ore 16:00 a Terni, presso la sala Caffè Letterario della Biblioteca Comunale, la scuola IPSIA S. Pertini CPIA presenta il docu-film VIE DI FUGA. Il film realizzato dalla prof. Michela Carobelli è stato scritto, girato e montato insieme agli studenti della scuola in carcere ed è uno dei prodotti del progetto CER-CARC-E, finanziato dalla Cassa delle Ammende e fortemente voluto dalla direzione dell’istituto penitenziario.
Il sistema carcerario italiano si trova spesso al centro del dibattito pubblico per le sue condizioni strutturali e il suo approccio alla rieducazione dei detenuti. La costituzione italiana prevede che la pena abbia una finalità rieducativa (art. 27), ma come garantire che questo principio venga effettivamente rispettato? La risposta risiede, almeno in parte, nell’importanza delle attività educative, in particolare della scuola e delle attività artistiche, all’interno delle case circondariali.
Scuola nelle carceri: un diritto e un’opportunità
L’accesso all’istruzione nelle carceri è sancito dall’art. 19 dell’Ordinamento Penitenziario, che riconosce il diritto dei detenuti alla formazione scolastica e professionale. La scuola in carcere diventa quindi uno strumento fondamentale per abbattere le barriere della marginalizzazione e dell’ignoranza che spesso hanno contribuito alla devianza.
L’istruzione scolastica all’interno delle strutture penitenziarie non offre solo la possibilità di acquisire nuovi saperi, ma soprattutto rappresenta un percorso di crescita personale, di riscatto sociale e di preparazione per un eventuale reinserimento nella società. Dati recenti mostrano come detenuti che hanno seguito corsi scolastici e formativi all’interno delle carceri abbiano una minore propensione a recidivare rispetto a coloro che non vi hanno avuto accesso.
L’importanza delle attività artistiche
Le attività artistiche occupano un ruolo particolare nel processo di rieducazione. L’arte permette di esprimere emozioni, raccontare storie personali e, soprattutto, immaginare un futuro diverso. Corsi di teatro, musica, pittura, scultura e scrittura creativa sono stati promossi in diverse case circondariali con risultati sorprendenti.
- Teatro: Il teatro in carcere offre una piattaforma per esplorare e interpretare ruoli diversi, spesso contrastanti con le esperienze di vita dei detenuti. La rappresentazione di drammi classici e contemporanei diventa un modo per comprendere la complessità dei comportamenti umani e sviluppare empatia. In Italia, uno dei progetti più noti è il Teatro dell’Arca, che opera nel carcere di Genova.
- Musica: La musica unisce, libera emozioni e crea connessioni. In alcune case circondariali sono stati organizzati cori e orchestre. L’Orchestra Papillon, nata nel carcere di Bollate, ha dimostrato come la musica possa cambiare la percezione di sé stessi e offrire una nuova prospettiva di vita.
- Pittura e scultura: Le arti visive offrono la possibilità di esternare vissuti difficili e spesso traumatici. Mostre di opere d’arte realizzate dai detenuti non sono solo una vetrina di creatività, ma anche uno strumento per sensibilizzare il pubblico esterno sulle condizioni di vita carcerarie e sulle potenzialità inespresse di chi vive dietro le sbarre.
- Scrittura creativa: La scrittura permette di dare forma alle proprie storie e di riflettere sulle proprie esperienze. Corsi di scrittura creativa hanno aiutato molti detenuti a rielaborare i propri traumi e a sviluppare una nuova coscienza di sé.
Un percorso verso la libertà interiore
La scuola e le attività artistiche nelle case circondariali sono elementi cruciali per il recupero dei detenuti. Oltre a offrire competenze spendibili una volta usciti dal carcere, queste attività aiutano a sviluppare un senso di responsabilità personale e sociale. Attraverso il lavoro collettivo, la disciplina e l’espressione creativa, i detenuti trovano una via verso una libertà interiore che li prepara a un ritorno più consapevole nella società.
Nonostante i successi ottenuti, permangono diverse sfide. Il personale educativo e artistico spesso lavora in condizioni difficili, con fondi limitati e carenza di risorse. La burocrazia può ostacolare l’organizzazione di attività innovative e non sempre vi è una sensibilità diffusa verso l’importanza della rieducazione artistica.
Tuttavia, l’incremento dei progetti di successo e l’aumento della sensibilità pubblica verso il tema rappresentano segnali positivi. Molte organizzazioni non governative e volontari stanno lavorando in sinergia con le istituzioni per rafforzare l’offerta educativa e artistica nelle case circondariali.
La scuola e le attività artistiche nelle carceri italiane rappresentano un’opportunità unica per aiutare i detenuti a riconnettersi con la propria umanità e a riscoprire il proprio valore. Investire in questi percorsi significa non solo rispettare il principio costituzionale di rieducazione, ma anche contribuire a costruire una società più inclusiva e meno incline alla recidiva. Un’istruzione di qualità e un’espressione artistica libera sono strumenti potenti per trasformare il tempo di detenzione in un’opportunità di crescita e cambiamento.
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